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26 Ottobre 2020

Interventi colturali post vendemmia

GLI INTERVENTI COLTURALI POST VENDEMMIA

 

Ultimata la raccolta dell’uva è ora tempo di effettuare la CONCIMAZIONE AUTUNNALE, anticipando la caduta delle foglie e l’arrivo dell’inverno.

 

La concimazione autunnale, oltre che ripristinare gli elementi nutritivi asportati con la vendemmia, ha il grande vantaggio di aumentare le riserve dei nutrienti nei tessuti della vite, favorire il successivo buon germogliamento primaverile e migliorare in generale le difese naturali della pianta, senza influire in modo decisivo sulla vigoria.

 

Come regola generale, in autunno va distribuito l’azoto prevalentemente sotto forma organica o ammoniacale, per circa un terzo del totale. Il resto va distribuito in primavera poco prima della ripresa vegetativa.

 

L’ intervento della fertilizzazione autunnale va effettuato preferibilmente con prodotti ricchi di sostanza organica, quali il  LETAME o COMPOST maturi, CONCIMI ORGANICI  e MISTI; solo in presenza di una buona dotazione organica con i concimi minerali a lenta cessione.

 

Le concimazioni  azotate (in tutte le forme) devono rispettare la Direttiva Regionale Nitrati;  non si devono cioè superare i 170 kg di unità fertilizzante di Azoto per ettaro all’anno.

 

I principali vantaggi agronomici ed ambientali dell’apporto di sostanza organica sono:

  • La capacità di ritenzione idrica (fino a 15 volte il peso dell’humus presente), e questo si rivela particolarmente utile in prospettiva di estati calde e siccitose, ma anche in presenza di periodi di pioggia, in quanto limita i danni da erosione e dilavamento.
  • Aumento della coesione del terreno nei terreni troppo sciolti e miglioramento della lavorazione in quelli più compatti e argillosi (migliora la struttura fisica del terreno).
  • Favorisce lo sviluppo dei micro-organismi del suolo, utilissimi per lo stato di salute radicale delle viti e la vitalità del terreno.
  • Avendo una carica elettrica negativa, compete per l’assorbimento dei nutrienti con i collodi argillosi che hanno carica positiva, equilibrando così l’assorbimento da parte delle viti e contenendo l’eccessiva vigoria.
  • Cattura la CO2 atmosferica, migliorando l’impronta carbonica aziendale.
  • Limita la percolazione dei nitrati nelle falde acquifere.

 

I soli fertilizzanti minerali vanno invece impiegati in caso di sufficiente dotazione organica ed evidenti sintomi di carenze, eventualmente poi integrati con trattamenti fogliari estivi.

 

Di seguito si riporta una tabella con le unità fertilizzanti medie da apportare all’anno nel caso di vigneti con produzioni di 100 – 125 quintali / ettaro.

 

Elemento nutritivo Unità fertilizzante (kg/ettaro)
Azoto 50 – 70
Fosforo (anidride fosforica) 30 – 40
Potassio (solfato potassico) 100
Magnesio (ossido di magnesio) 25 – 30

 

Le letamazioni sono molto importanti soprattutto in fase di preparazione del terreno per nuovi impianti, specialmente se vi è stata movimentazione del suolo. E’ importante che il letame sia ben compostato, quindi con almeno un anno di maturazione, tempo necessario per la degradazione delle componenti fibrose (paglia)  e il raggiungimento di una buona dotazione microbica.

Qui si seguito si presenta una tabella con le caratteristiche dei principali letami maturi:

tipologia Sostanza organica% Azoto % Fosforo % Potassio %
LETAME BOVINO 16,40 0,3 – 0,6 0,1- 0,4 0,4 – 1
LETAME EQUINO 26,30 0,4- 0,8 0,2 – 0,3 0,5 – 0,8
POLLINA 70 3 – 4 3 – 4 2,5 – 3,5

 

La disponibilità commerciale di fertilizzanti per l’autunno è al giorno d’oggi vasta e la quantità da distribuire varia da prodotto a prodotto, in relazione alla percentuale di nutrienti contenuti; il dosaggio va quindi valutato caso per caso, anche tenendo conto della fertilità dei propri terreni.

 

Una valida alternativa o integrazione alla concimazione è il ricorso alla pratica del SOVESCIO. Questa pratica consiste nella semina tra Ottobre e Novembre di un miscuglio di essenze foraggere rappresentate da cereali, leguminose, crucifere.

I miscugli disponibili in commercio hanno percentuali diverse delle essenze foraggere, e la scelta andrà fatta in base agli obiettivi che si vogliono raggiungere.

Ad esempio, in un terreno molto fertile e con piante vigorose, andrà privilegiato un sovescio con prevalenza di graminacee, in quanto assorbono molto azoto; di contro, nel caso di terreni poveri e piante poco vigorose, si privilegeranno le leguminose, che hanno la capacità di arricchire il terreno di azoto. Nel caso di terreni molto duri e compatti daranno i migliori risultati le crucifere, in quanto le loro radici larghe e fittonanti esplorano il suolo in profondità; sono piante annuali, e dopo la loro morte, in seguito alla decomposizione delle radici, rimangono gallerie che favoriscono l’arieggiamento.

In primavera, quando saranno fiorite circa il 50% delle essenze, il sovescio andrà sfalciato o trinciato ed interrato. Nel primo caso avremo un accumulo di sostanza organica in superficie, nel secondo caso nei primi strati di suolo.

Importante è eseguire questa operazione in un lasso temporale di almeno quattro anni. Va fatto a file alterne, per permettere i primi interventi di difesa della vite facendo i passaggi sulle file non interessate al sovescio. Lo sfalcio / trinciatura, coincidono mediamente con i periodi in cui si iniziano a fare i passaggi su tutte le interfile.

Alla fine dei quattro anni, ogni filare avrà beneficiato di due interventi di sovescio.

 

Sempre in questo periodo, in terreni molto compatti o con piante indebolite dalla scarsa vigoria, si può eseguire  anche la pratica della ripuntatura o rippatura, che aiuta l’arieggiamento del suolo, lo stimolo della ripresa dell’attività radicale ed un miglioramento della capacità di ritenzione idrica.

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